Conflitto:

in psicologia il termine Conflitto deriva dal latino confligere (che significa “essere in conflitto” o
“in incompatibilità”, “scontrarsi”, “combattersi”) che si riferisce alla presenza concomitante di
istanze e/o assetti motivazionali contrastanti (desideri, valori, motivazioni ed idee) nella persona o
tra differenti individui o gruppi di essi. La psicologia ha indagato i diversi aspetti del conflitto, sia
nell’ambito individuale a partire dalla nozione psicoanalitica e poi psicodinamica di conflitto, sia
sul versante interpersonale (o sociale).
Il conflitto è in stretto legame con la frustrazione poiché i desideri, i bisogni e le esigenze spesso
continuano a sussistere anche se sono tra loro apparentemente inconciliabili o comunque opposti e
ciò provoca quei sentimenti o quelle sensazioni di frustrazione, di “impotenza” o di “immobilità”
(che possono essere collegati alla rabbia o arrivare ad esprimersi tramite essa) che si manifestano,
ad esempio, nel conflitto tra la timidezza e il desiderio di conoscere e relazionarsi con le persone,
tra il desiderio di visitare un paese straniero e la paura di prendere l’aereo o tra la voglia
d’indipendenza e la necessità di protezione tipica del periodo adolescenziale.
Il conflitto può essere più o meno cosciente oppure totalmente inconscio: ad esempio come nel caso
di un adolescente che spesso rifiuta o nega la dipendenza dai genitori o da chi si cura di lui, ma al
contempo sente di averne oggettivamente bisogno per la sua sopravvivenza, cioè di non essere
ancora completamente autonomo.
Un’importante distinzione riguardo al concetto di conflitto concerne quello che riguarda il conflitto
che esiste o si manifesta all’interno di una singola persona (interiore o intrapsichico) e quello tra
due o più persone o gruppi (interpersonale o sociale), tenendo ovviamente anche conto delle varie
sfumature del concetto di conflitto fornite dalle varie correnti della psicologia (psicoanalisi, teorie
psicodinamiche, cognitivismo, eccetera).
Secondo la psicologia generale, il conflitto viene classifico in tre modi: emotivo, cognitivo e
motorio. Tuttavia il concetto si è evoluto nel corso dei decenni seguendo, come detto, lo sviluppo
delle diverse prospettive, teorie e prassi che caratterizzano la psicologia. Risulta importante, quindi,
considerare il conflitto sia sotto l’aspetto individuale che sociale.
Per quello che concerne l’ambito individuale si parla di Conflitto Intrapsichico (chiamato anche
conflitto intrapersonale) che riguarda i desideri o mete contrastanti di cui il soggetto è normalmente,
almeno in parte, consapevole. In particolare in psicanalisi si usa il termine conflitto
psichico o conflitto dinamico per indicare i bisogni, i desideri, le motivazioni o le istanze mentali di
una persona ad un livello prevalentemente non cosciente che solo successivamente possono
emergere ad un livello di consapevolezza cosciente, spontaneamente o a seguito di un psicologico o
una psicoterapia ed essere verbalizzato, interpretato, interiorizzato e possibilmente risolto.
Generalmente il conflitto intrapsichico interessa aspetti di natura pulsionale, profondi, esistenziali,
intimi alla persona e quindi soltanto secondariamente collegati alla sfera sociale. Questo tipo di
conflitto è prevalente nell’ambito della psicologia dinamica, ma anche nella psicologia cognitiva
(teoria della Dissonanza Cognitiva).
Per quello che, invece, riguarda l’ambito sociale si parla di Conflitto Interpersonale (chiamato
anche conflitto infrapsichico), il quale si sviluppa tra due o più persone quando la soddisfazione di
un desiderio o il conseguimento di un obiettivo da parte del singolo entra in contrasto con i desideri
o gli obiettivi di altre persone. Si può parlare anche di Conflitto Sociale quando due o più gruppi
sociali si ritrovano ad avere interessi, scopi, obiettivi (oppure a compiere azioni) che risultano in
contrapposizione, in contrasto, in divergenza con quelle di uno o più gruppi. Il conflitto
interpersonale e sociale riguarda generalmente i rapporti problematici che intercorrono tra le
persone (esempio tra marito e moglie, tra familiari, tra amici, eccetera) o le contrapposizioni tra
diversi ruoli sociali (esempio genitore – figlio, capo – sottoposto, proletariato – capitale, tifosi
squadra A – tifosi squadra B, eccetera), quindi è collegato solo secondariamente agli aspetti intimi
o esistenziali della persona. Ricorre maggiormente negli ambiti della psicologia ad approccio

sistemico, nella psicologia sociale e nella psicologia del lavoro e della formazione professionale, ma
anche nella sociologia e nell’antropologia.