Comunicazione:

il termine Comunicazione deriva dal verbo comunicare (dai termini latini cum = con, munire = legare, costruire e communico = mettere in comune, far partecipe, ossia condividere con gli altri pensieri, opinioni, esperienze, sensazioni e sentimenti).  La Comunicazione non è semplicemente parlare ma presuppone necessariamente una relazione e quindi uno scambio.

La comunicazione umana si distingue in: Comunicazione Interpersonale e Comunicazione Sociale. La Comunicazione Interpersonale coinvolge due o più persone e si basa sempre su una relazione in cui gli interlocutori si influenzano continuamente l’un l’altro, anche quando non ne hanno una consapevolezza cosciente.

La Comunicazione Sociale, più nota come comunicazione di massa, invece, che non risulta essere di nostro specifico interesse in questo scritto, viene realizzata da una o poche persone ed è rivolta a molti individui o gruppi sociali (televisione, internet, stampa, radio, pubblicità, utenti e/o riceventi di un servizio o di un’iniziativa, ecc.).

La Comunicazione Interpersonale si suddivide a sua volta in:

  • Comunicazione Verbale, che avviene attraverso l’uso del linguaggio sia scritto che orale e che dipende da precise regole sintattiche e grammaticali.
  • Comunicazione Non Verbale, che avviene senza l’uso delle parole attraverso vari canali: mimiche facciali, sguardo, gesti, posture, andature, abbigliamento.
  • Comunicazione Para Verbale, che riguarda soprattutto la voce (tono, volume, ritmo), ma anche le pause, le risate, il silenzio ed altre espressioni sonore (schiarirsi la voce, tamburellare, far suoni) e il giocherellare con oggetti.

Sia la Comunicazione Non Verbale che il Paraverbale inviano messaggi spesso inconsapevoli di tipo emotivo.

Scrive lo Psicologo, Psicoterapeuta e Ricercatore Luigi Anolli: “La comunicazione è uno scambio interattivo fra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca e di un certo livello di consapevolezza, in grado di far condividere un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di significazione e di segnalazione secondo la cultura di riferimento”.

Il pioniere degli studi in materia è Paul Watzlawick che, in “Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi” (1967) ha evidenziato come “le nevrosi, le psicosi e in generale le forme di psicopatologia non nascono nell’individuo isolato, ma nel tipo di interazione patologica che si instaura tra individui”. Risulta quindi fondamentale l’interazione esistente tra le persone che comunicano e l’influenza esercitata su di essi dalla cultura, attraverso i segni e i simboli cui vengono attribuiti significati. Tale elaborazione teorica genera cinque assiomi:

  1. Non si può non comunicare; anche il silenzio, ad esempio, è comunicazione.
  2. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto ed uno di relazione; il secondo definisce il primo: come succede con le differenze che può imprimere il tono di voce, ad esempio, la stessa parola può essere definita diversamente da modi di relazione diversi.
  3. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti; ogni azione comunicativa influenza ed è influenzata dal comportamento verbale e non verbale dell’interlocutore.
  4. Gli esseri umani comunicano sia con il modulo verbale (numerico o digitale) che con quello non verbale (analogico); il linguaggio, in “digitale”, riguarda in genere l’aspetto di contenuto. Le modalità non verbali, invece, riguardano in genere l’aspetto di relazione.
  5. Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari; sono simmetrici tra persone che hanno ruoli analoghi, complementari tra persone che non hanno lo stesso ruolo e/o lo stesso potere.

Quindi, possiamo affermare che la comunicazione è un elemento fondante della vita umana, sia che si estrinsechi nella miriade di relazioni che possono coinvolgere ognuno quotidianamente, sia in quella che, in modo più semplicistico e non tecnico, potremmo definire “comunicazione (e relazione) con noi stessi”, cioè tutti quegli infiniti modi che in ogni attimo della nostra vita ci mettono in contatto, consciamente o inconsciamente, con le diverse parti e strutture che formano la complessa, delicata ma affascinante intelaiatura della personalità di ognuno di noi. Basti pensare, ad esempio, a quando ci capita di parlare a voce alta con noi stessi quando facciamo qualcosa di importante, quando ci “coccoliamo” o consoliamo con azioni o gesti (quindi comunichiamo non verbalmente) per attenuare le molteplici emozioni che possono affollarsi nel nostro cuore e nei nostri pensieri, come dolore, gioia, rabbia, noia, ecc. Oppure come quando ci mettiamo, a torto o a ragione, in situazioni di difficoltà, di subalternità o, di contro, di predominio o arroganza, con l’intento, più o meno celato, di comunicare agli altri, ma soprattutto a noi stessi, che siamo (o non siamo) meritevoli o meno di qualcosa di “buono o cattivo”, positivo o negativo, che potrebbe accaderci ed influenzare la nostra vita quotidiana ed il nostro futuro.

Potremmo dire che “Comunicare è Vita”, è fondamentale, indispensabile ed inevitabile come respirare, quindi riuscire a comprenderne, almeno in parte, le modalità, i meccanismi, le sottigliezze, le qualità ed i tranelli è come riuscire a trovare la chiave di uno scrigno prezioso dove sono conservati i segreti della vitale, inesauribile e gioiosa Relazione Umana.